lunedì 29 agosto 2011

AAA...Abilene

Nel 1970 e nel 1971 io, Vito, Lele e Giacomo decidemmo per 15 giorni di trascorrere una vacanza in un campeggio alle porte di Milano precisamente al Parco di Monza a Cascina Costa Alta.
Avevamo trovato un opuscolo del Centro Milanese Sport e Ricreazione sotto l’egida del Comune di Milano ed eravamo rimasti colpiti dalle attività che si sarebbero svolte nel periodo, sport, piscina, recitazione, visite guidate all’Autodromo.
Il primo ostacolo fu quello dell’ufficio Igiene e Sanità di Via Statuto a Milano, dovevamo essere sottoposti alla visita medica d’uopo per certificare la sana e robusta costituzione e l’assenza di patologie.
Vito, Lele e Giacomo superarono tranquillamente i test poi toccò a me.
Si accorsero che non avevo mai fatto alcuna vaccinazione a causa dell’asma quindi niente Antipoliomielite, niente Antidifterica, niente Antitetanica, insomma senza alcuna protezione.
Il medico di turno mi disse quindi che in queste condizioni non poteva darmi il nulla-osta e che perciò non potevo partire per il campeggio.
Questa cosa avrebbe annullato la vacanza per tutti, visto che se non andavo io non sarebbe partito nessuno.
Chiesi quindi al medico di turno se potessi parlare con un Responsabile, mi disse di salire al primo piano, feci passare un quarto d’ora e mi ripresentai da lui dicendo che il Responsabile aveva detto che non c’erano problemi di darmi pure il nulla osta, cosa che fece.
Ovviamente non avevo parlato con nessun Responsabile, ma forse ha considerato che a 15 anni non potessi essere così sfrontato dal raccontargli una balla e mi diede l’autorizzazione a partire tra gli occhi stralunati di Meme ( Giacomo ) che non voleva credere a quello che aveva visto.
L’anno dopo il problema si ripresentò, ma ricordai al Dottore che ero già partito l’anno precedente e ricordandosi mi diede il via libera.
Era settembre, partimmo in pulman da P.zza Castello e raggiungemmo il campeggio dopo un oretta.
Il campeggio si trovava su una piccola collinetta nel parco di Monza ed era formato da 9 tende militari ciascuna da 8 posti molto grandi, con armadietti spaziosi e letti comodi, noi ci sistemammo nell’ultima tenda in fondo, vicino all’alzabandiera che veniva eseguito alla mattina appena alzati al suono della tromba e alla sera prima di coricarci.
In campeggio abbiamo fatto tutti i tornei sportivi possibili : di basket, di tennis da tavolo, di corsa campestre, di nuoto, di tiro con l’arco vincendoli tutti o piazzandoci nei primi posti,ma quello in cui abbiamo stravinto per ovvie ragioni è stato il torneo di calcio.
Ogni partita terminava con una goleada subendo al massimo un gol, tanto che dopo la vittoria gli istruttori ISEF tutti quasi trentenni vollero sfidarci in una specie di supercoppa.
Ma non c’era trippa per gatti, battemmo con un po’ di fatica anche loro con il tifo e il tripudio di tutti i ragazzi delle altre tende.
In campeggio poi successe un po’ di tutto, si doveva dare un nome ad ogni tenda, creare un piccolo inno e uno slogan identificativo e un disegno come logo.
Noi decidemmo di chiamarci ABILENE che era una città del Far West perché sulla scatola di pennarelli che avevamo c’era un cow-boy, un vecchietto Cocco Bill, feci il logo, ci inventammo un motivetto e lo slogan,alla sera davanti al fuoco dell’alzabandiera ogni squadra doveva pronunciare il proprio nome: “A A A Abilene “ e cantare l’inno “Ad Abilene chi spara prima spara bene….” !! ( da una commedia musicale del quartetto Cetra ), poi c’erano gare di recitazione e venivano premiate le squadre migliori.
Un giorno ricordo che eravamo stati assolutamente i migliori ma alla premiazione finimmo quarti o quinti, allora incazzati comunicammo che dal giorno successivo avremmo chiamato la squadra con un altro nome, cambiando inno e slogan.
All’alzabandiera con dei cartelli comunicavamo che ci saremmo chiamati I SORDOMUTI, ovviamente non potevamo gridare il nome della squadra, nè cantare l’inno, emettendo soltanto il suono mmmmmmmm….ed esibendo il cartello con il nuovo slogan che era “ho fatto, ho fatto, ma non ho visto niente” copiato da una pubblicità.
Questa nostra protesta non venne gradita, da quel momento giocavamo alla non collaborazione, allora fummo chiamati in Direzione dal Direttore tale Tarca che voleva parlare con me.
Alle mie risposte maleducate e provocatorie mi diede una sberla sulla coscia, io risposi con il solito pugno in faccia, poi scappammo dal campeggio portandoci dietro i cuscini, volevamo dormire fuori, vennero avvertite le famiglie e infine venimmo cercati e trovati .
Dopo la telefonata con papà gli animi si stemperarono anche grazie al capo degli Istruttori Paolo e alla collega Renata che avevano compreso e perdonato quello che era successo,e ritornammo nei ranghi comunque temuti e rispettati.
Anche su loro c’è un aneddoto “hard”.
I bagni erano alla” turca” con le porte tipo “saloon”; a Giacomo venne un impellente bisogno, corse in bagno e aprì la prima porta che gli capitò: dentro c’era Renata accovacciata con la “Bernarda “ in bella vista !!!!, dato che a quell’età non era cosa da tutti i giorni Giacomo uscì ed informò la truppa che immediatamente come in processione andò in bagno a guardare il nude look di Renata
Appena uscita informò Paolo il capo istruttori che si incazzò con noi anche se stava sorridendo, forse invidiandoci.
Non sappiamo se l’intervento di Paolo fece scattare la freccia di Cupido, ma qualche anno più tardi li ritrovammo insieme sul lago di Como in un ristorante: erano diventati una coppia.
Abbiamo poi fatto una valanga di scherzi, il più riuscito è quando abbiamo smontato il letto del Meme e con lui sdraiato sotto le coperte l’abbiamo depositato proprio sotto l’alzabandiera.
Alla mattina alla sveglia gli Istruttori non volevano credere ai loro occhi, Giacomo finse di dormire e di svegliarsi non sapendo dove si trovasse, ma dopo poco l’ilarità prese il sopravvento sull’incazzatura e tra le risa di tutti i ragazzi e degli Istruttori riportammo il letto nella tenda.
Un'altra volta abbiamo riempito di dentifricio tutte le scarpe delle altre tende e chiuso nell’armadietto un ragazzo della nostra, obbligandolo a cantare come nel juke-box da nonnismo militare, abbandonandolo poi per qualche ora.
Altra esperienza particolare fu quella con la talpa.
In campeggio c’erano ogni mattina grandi buche da talpa e volevamo catturarne una ad ogni costo e alla fine ci riuscimmo.
Nella nostra poca conoscenza dei roditori volevamo portarla a Milano, allora riempimmo per conservarla una valigia di terra , chiudendola per la notte.
La mattina dopo la talpa non c’era più …si era scavata una buca perforando anche la valigia ed era tornata giustamente nei suoi terreni.
Ma forse i due aneddoti più incredibili sono legati all’Autodromo di Monza,il primo riguarda una visita guidata ai box era il 1971, Giacomo per non smentire la sua fama di smontatore appena fu nel box della BRM di Peter Gethin staccò dal motore, che a quei tempi era aperto ed esterno a vista, un paio di tubicini senza farsi notare da nessuno.
Solo al rientro in tenda ci mise al corrente della sua “performance”, fummo avvisati poi che la Direzione del Campeggio stava indagando su alcuni furti registrati nei box dell’Autodromo, dato che avevano ricevuto delle lamentele dalla Direzione Corse Di Monza.
Il bello è che Peter Gethin su BRM vinse il GP di Monza del 1971 come riportano le cronache.
La domanda che sorge spontanea è: ma vinse grazie a Meme ? e con o senza i tubicini ???
L’altro episodio riguarda una nostra fuga dal campeggio, campo in cui io ero un esperto,per raggiungere l’Autodromo di Monza da dove provenivano i rombi dei motori delle auto in prova.
C’era però da scavalcare un reticolato, il nostro amico dell’armadietto, molto magro chiamato da noi crapapelata tentò di passare per primo infilando la testa in uno squarcio.
Disse “ se passa la testa passa anche il corpo “ e rimase aggrovigliato nel filo spinato, dopo averlo districato con tutti i vestiti strappati riuscimmo ad entrare tutti e ci mettemmo dietro un guard-rail per osservare il passaggio delle auto.
Era una cosa impressionante !! le macchine ci passavano ad oltre 200 all’ora a pochi metri da noi.
Giacomo decise allora in una pausa di passaggio di attraversare dall’altra parte proprio all’interno della pista perché avrebbe visto meglio.
Lo lasciammo fare, e attraversò proprio qualche secondo prima che Clay Ragazzoni sulla Ferrari ci passasse davanti, però ci accorgemmo subito che a questo passaggio non ne seguivano altri, evidentemente aveva avvisato i box che c’era un pericolo sulla pista.
Da lì a poco arrivò la Polizia con i cani, facemmo appena in tempo a scavalcare per tornare in campeggio.
Crapapelata riuscì di nuovo a restare impigliato nel filo spinato ma ormai era a brandelli e con uno strattone si liberò.
Sono stati due anni bellissimi,anche perché forse sono state le ultime vacanze passate insieme ai miei fratelli naturali e a quello acquisito Meme.

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