domenica 28 agosto 2011

Le vacanze di Vito, Lele e Meme

Io ormai avevo iniziato le vacanze da solo a Pietraligure, visto che avevo la ragazza, mentre i miei fratelli, Meme e altri amici avevano deciso di continuare le ferie insieme.
Un anno provarono un empirico ed estemporaneo viaggio a Parigi con un Camper preso a noleggio.
Partirono una sera verso le 20 da viale Monza 87. Il Camper era una assoluta novità, un Ford con scocca della Laverda, avveniristico tutto celeste e per l’evento c'era tanto pubblico alla partenza: parenti, amici e conoscenti, come per la Mille Miglia, anche perché partivano per Parigi per 4 giorni. Meme, l'unico patentato era alla guida, il resto del gruppo “folk” era composto da Vito, Lele, Dario e Giampiero.
Le provviste consistevano in 7 scatolette di carne Simmenthal, 7 budini a testa, pane, latte, hamburger, Coca-Cola, formaggi, affettati, chitarra, bonghetti, triangoli, pifferi, ecc.ecc, e indumenti vari di scorta.
Lele teneva i conti, divideva tutto al centesimo anche le 10 lire, trovandosi ogni tanto a dover lottare con i decimali che all’epoca non erano previsti.
Un grave errore fu quello di ascoltare il consiglio di un tassista amico di papà, che in futuro diventò l’autista di Umberto Bossi, che consigliò loro da antesignano navigatore Tom-Tom di raggiungere la Francia via Domodossola evitando il Monte Bianco e il San Gottardo; scoprirono poi solo a viaggio ultimato che l’avevano allungata terribilmente. Il Camper poi aveva un grosso problema perché raggiungeva a mala pena i 100 Km all'ora e in salita sbuffava.
La mamma aveva preparato alla truppa una teglia di lasagne al forno che divorarono alla prima sosta in un piazzale in Svizzera.
Giunti in territorio Francese zona Digione caricarono 2 giovani autostoppiste. Erano tutti gasati (sperando forse in una liaison dangereuse ... ), facendole credere il fatto che il camper fosse loro, al punto di dirgli di buttare pure cenere e mozziconi in terra che tanto non era un problema; salvo poi che alla riconsegna del Camper gli addebitarono ulteriori spese per la pulizia del pavimento.
Alla prima stazione di servizio il Meme chiese ai meccanici francesi se avessero l’Estepè (STP), un additivo che avrebbe migliorato le prestazioni del motore, ma non riuscendo a farsi capire hanno proseguito il viaggio sino al fatidico arrivo a Parigi.
Il Meme con un francese vagamente “barese” chiese a un passante, testualmente: “u se truv mon metr” (Montmartre, quartiere famoso di Parigi), ma il francese ovviamente non riuscì a capire e quindi a indicare al Meme dove si trovasse “il suo maestro” e così si ritrovarono a Place de la Concorde. Quel giorno c'era uno sciopero generale e un netturbino di nome Pepin (leggi Pepen) gli concesse di pernottare per pochi franchi nel parcheggio; gli fece anche scaricare il wc del Camper proprio in piazza, dove videro i famosi stronzi di Giampiero, che era l’unico che aveva utilizzato il water del Camper, galleggiare per poi scivolare nelle fogne di Parigi.
Una notte nella “place” mentre tutti dormivamo tutti, alle tre Giampiero svegliandosi di soprassalto nel sonno esclamò "che puzza"; c'era un odore incredibile, tra scoregge e puzza di piedi non si respirava, in più avevano sfidato e battuto a pallone nel pomeriggio dei francesi al parco e non potendosi lavare bene nell’abitacolo per quattro giorni c'era “aria viziata”...., ma mai come l’odore dei piedi del Meme, un misto tra gorgonzola andato a male e pesci rancidi.
Durante il viaggio di ritorno in Italia sempre a 90 km all'ora  si è sentito uno strano olezzo di pesce uscire dal frigo, non erano i piedi del Meme questa volta, ma si erano giocati gli hamburgers, perchè avevano dimenticato il latte aperto che si era rovesciato sulle bistecche; continuarono quindi a nutrirsi solo con qualche baguette, per la situazione economico-finanziaria non tanto florida...

Altre vacanze alla Fantozzi sono state quelle passate a Ischia.
Vito, Lele, Meme e altri amici si trovavano a S.Angelo, praticamente il presepe vivente dell’isola ed erano nella punta estrema dove c’è uno strapiombo sul mare e dove si fanno i tuffi, normalmente “di piede” perché il salto è altissimo.
Meme invece visti i suoi precedenti da paracadutista, volle farne uno di testa, e nonostante i consigli di Vito e Lele si lanciò; apparentemente il tuffo era perfetto alla Klaus Di Biasi, solo che a pochi metri dall’acqua c’erano le rocce.
Meme uscì con uno sbrego su tutto il petto, fortunatamente era solo una profonda abrasione che tranquillizzò parzialmente tutti.
Andarono in farmacia dove gli consigliarono di usare il Mercurocromo per disinfettare le ferita, una tintura rosso accesa che a petto nudo lo faceva somigliare a un faro acceso e che serviva da monito per i genitori ai bambini che volevano fare i tuffi “stai attento perché altrimenti fai la fine di quel ragazzo lì tutto rosso come un gambero”.
Un altro aspetto della tintura era quello che macchiava indelebilmente tutto quello con cui era a contatto e quindi sedie, letti e tavolini bianchi della stanza diventarono rossi, con l’incazzatura degli albergatori.

Un'altra volta furono invitati da zio Italo in un lussuosissimo albergo dove lui era ospite dello sponsor della sua squadra di calcio e a parte qualche estemporaneità come bagnarsi i piedi nella piscina dei Vip o di fare rumore, la visita all’albergo passò alla storia per il “quasi furto“ della chitarra di Roberto Vecchioni cliente dell’albergo, che aveva lasciato momentaneamente sul divano e di cui Meme se ne era appropriato, mettendosi a suonare nella hall.
Poi qualcuno gli fece notare che era di proprietà dell’illustre ospite e con nonchalance  la posò immediatamente

In quella vacanza zio Italo era uso salutare una donna molto anziana e molto brutta, seduta davanti a una stanza sulla strada dove erano esposti dei quadri con la domanda “scusi ma è la mostra ??“, facendo sempre vergognare i miei fratelli.

L’ultimo racconto delle vacanze ischitane è legato al lancio del sasso di Vito.
Si trovavano alla spiaggia degli Inglesi, dove a una cinquantina di metri da riva si erge un grosso scoglio alto quasi 5 metri, meta di nuotate e di successivi tuffi.
Dario.Z aveva raggiunto lo scoglio insieme al Lele, era in piedi e provocava gli altri a riva sfidandoli a lanciare contro lo scoglio dei sassi, convinto che non l’avrebbero mai raggiunto, ma dopo qualche colpo a vuoto Vito lanciò il suo sasso che colpì in piena fronte Dario che cadde sanguinante in acqua.
Non vedeva più nulla e fu soccorso subito dal Lele e poi dagli altri che lo raggiunsero sfidando il mare grosso.
Si preoccuparono tutti e lo portarono alla Guardia Medica e fu medicato,fortunatamente era solo un piccolo taglio, ma Dario per 2 giorni non parlò più con Vito che comunque si dichiarava mortificato e continuava a scusarsi.
Tornarono a Milano con due giorni d’anticipo, non più in treno, ma per la prima volta in aereo.

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