domenica 28 agosto 2011

Le vacanze a Pietra

D’estate arrivavano  le fantasmagoriche vacanze estive a Pietraligure. Prima di iniziare a lavorare duravano due mesi, luglio e agosto, poi settembre a Milano, fino all’inizio della scuola che all’epoca cominciava il primo ottobre, a S.Remigio.
Prendevamo sempre un appartamento in affitto dai miei amici ristoratori dell’Hotel Bristol, mentre dopo il 1972 spesso ci fermavamo proprio in Hotel.
Partivamo con la Camilla my car stracolma con bagagliaio strapieno e il portabagagli sul tetto legato dagli elastici, comprati dallo zio Enzo;  ogni tanto gli elastici scappavano dalla presa e prendevamo sonore frustate sulle mani. Quando c’era Meme venivamo con due auto, la mia  e la sua Cadett crema con portabagagli.
Un anno, arrivati a Pietra dovevamo passare sotto il ponticino della ferrovia, alto meno di due metri. Io lo passai perché avevo poca roba visto che il resto era nel bagagliaio, Meme invece tentò di passarci a tutta velocità: rimase incastrato sotto il ponte con tutte le valigie schiacciate.
In un altro appartamento vicino alloggiavano invece i nostri cugini Michelino e  Graziella con la figlia Monica e più tardi Michela con i loro nonni, che erano i nostri zii Ida e Saverio.
Poi venivano Bobo Antonietta con Pinuccio e Gloriana, lo zio Italo, e per qualche giorno il mio amico Gianni con la mamma Eliana e la sorella Roberta; insomma il nostro appartamento era un vero e proprio accampamento “open space“, dove transitavano anche altri amici per il week-end, tanto la mamma con la sua filosofia napoletana diceva che dove si mangia in 6 si mangia anche in 8 (parole sacrosante. Il vero problema era che dove si dorme in 6 per dormirci in 8 occorre stringersi e quindi c’era il letto matrimoniale con quattro persone, materassi ai piedi del letto, brande e così via.
E poi c’erano le visite degli abitanti nostri vicini di Pietraligure,  con cui avevamo fatto amicizia; al pomeriggio venivano a bere il caffé e a fare quattro chiacchere con la mamma.
Alla fine dell’estate del 1972 quando Monica la figlia di Michelino non aveva compiuto ancora 3 anni, successe una disgrazia.
Eravamo in cucina in attesa che la Moka emettesse il tipico rumore della bollitura del  caffé, quando Monica volle passare tra la sedia dove era alloggiata una nostra vicina pachidermica e la stufa a gas; la stufa si mosse facendo cadere sulla bambina tutta la caffettiera con il caffè bollente che le fece una doccia quasi su tutto il corpo, fortunatamente senza colpirle il viso.
Subito accorse una vicina che aveva fatto l’infermiera che consigliò di ricoprire le ustioni con l’olio, ma questo rimedio empirico si rivelò terrificante, dato che l’olio è un conduttore di calore per eccellenza, con il risultato che le bruciature continuarono a diffondersi.
Fu ricoverata all’ ospedale di S.Corona a Pietra dove ci rimase qualche mese:  le venne una forte flebite e da lì conseguenze fisiche che ha ancora oggi.
Ma a Pietraligure in quegli anni oltre alla solita pesca subacquea che facevo ogni giorno, c’era soprattutto la caccia alle ragazze con cui passare l’estate, le discoteche erano la nostra casa e devo dire senza falsa modestia che i risultati sono sempre stati ottimi, sia per me sia per  il mio compagno di scorribande  Meme;  l’ultima conquista estiva è stata Rita nel 1974, che poi ho sposato.
Alle ragazze davamo i voti quando passavano per strada o in spiaggia e addirittura quando eravamo in albergo avevamo costituito una vera giuria con tanto di palette con i voti come quelle dello zecchino d’oro.
Dato che il ristorante era al piano terra e le camere nei piani sopra, i commensali dovevano scendere per arrivare in sala da una scala a chiocciola; noi eravamo posizionati con il tavolo proprio sotto la scala e assistevamo a questa passerella, sbirciando sotto le gonne delle signore e delle ragazze. A quel punto si passava alla votazione alzando le palette con il voto di valutazione che ognuno assegnava, quindi si faceva la media e la classifica.
Dopo un po’ però si accorsero della votazione della sfilata e chiesero a Mauro, il mio amico albergatore, di farci desistere.
Con suo fratello Aldo oltre a me e Giacomo avevamo costituito la gang di quelli di “Arancia Meccanica”. Dopo la mezzanotte, dopo aver accompagnato le ragazze a casa o in albergo ci riunivamo e facevamo scorribande, che per decenza non possiamo raccontare, per Pietra e in campagna, per terminare poi quasi alle 2 alla pizzeria Da Stube a Borghetto S.Spirito.
In discoteca al “Castello” nacque la definizione della “banda del fil di ferro“, quando per una ragazza, picchiai  uno di Torino che mi minacciò di tornare insieme ai suoi amici per terminare la disputa e farcela pagare; gli diedi il resto e gli dissi di chiamare pure la sua “banda del fil di ferro” che ce ne era anche per loro.
Non venne nessuno, e da quella volta definisco in questo modo gruppi di ragazzi che si sentono imbattibili, ma che sono poca cosa e che al momento topico quando c’è da mostrare gli “attributi” si dileguano, come ho spesso detto e polemizzato con i miei figli, sempre leaders, ma circondati spesso da gente di poco conto.
Un aneddoto esilarante invece è quello che capitò al signor Vito di Torino, che veniva a Pietra con sua moglie Carla e la figlia Silvia.
Vito era sordo e  parlava a gesti e con i classici suoni gutturali. Un giorno mentre la mamma era seduta sui dondoli del "Bristol" con la Carla e la Eliana, il signor Vito andò alla toilette dell’hotel, che aveva il finestrino proprio sulla strada,per un impellente bisogno; noi ragazzi eravamo li in piedi, quando dal bagno si sentì un bombardamento di scorregge, che lui ovviamente non sentiva. Fuori tra le risa e gli sguardi ammiccanti, ci si domandava chi fosse il petomane che era in bagno, tra gli sguardi di una imbarazzatissima signora Carla; a un certo punto sbucò il signor Vito che facendo il segno della negazione con il dito indice come il metronomo disse guardando la moglie “Calla, Calla, bata prugne, bata prugne !!!!”: da piegarsi in due dalle risate.
Ancora oggi quando a qualcuno di noi viene il mal di pancia e si deve correre in bagno si usa dire all’uscita “Bata prugne, bata prugne …. "
Una notte a Giacomo capitò un incidente stradale. Mentre era in auto con degli amici ne tamponarono violentemente un'altra, Meme ruppe con la fronte il parabrezza, si fece un grosso taglio sulla fronte e fu portato all’ ospedale per essere suturato, ci avvisarono immediatamente ed eravamo pronti per correre da lui, quando fummo fermati da zia Ida che disse che sarebbe andata lei accompagnata da qualcuno in auto.
Dal racconto di Giacomo si seppe che la zia che ci aveva preceduto all’ospedale ha inscenato una crisi isteric, come quelle che in Puglia fanno le donne ai funerali, quasi strappandosi i capelli e continuando a ripetere “é il nipote mio !!! sangue del mio sangue !!! il figlio di mio fratello Vincenzo !!!, tra la vergogna e l’imbarazzo di Meme.
Una sera di luglio e una di agosto si andava tutti in spiaggia per l’illuminazione del mare, quando vengono messi da riva dei lumini dentro una carta impermeabile rossa o bianca, la corrente notturna li porta lentamente al largo e poco dopo si assiste a uno spettacolo di luci e colori magnifico, tutto il mare viene  illuminato a giorno.
Poi tutti in acqua per il bagno notturno, spesso presi dall’euforia completamente vestiti e quindi falò in spiaggia per una grigliata o per mangiare l’anguria.
Ogni tanto con Mauro e Giacomo facevamo delle pescate notturne con le bombole sul banco di Borgio; restavamo in acqua anche 5 ore quasi fino all’alba, perché per la temperatura e l’attenzione nella caccia non ci veniva sonno e poi perché alla profondità di 4/5 metri l’aria dura un infinità. Smettevamo solo quando i polpastrelli erano a strisce perché a bagno da troppo tempo.
Le vacanze si chiudevano sempre con i fuochi d’artificio che vengono sparati dal pontile di Pietraligure  a Ferragosto; è un appuntamento immancabile e scaramantico, più sono belli meglio inizierà la stagione a venire.
Per vederli meglio si va in spiaggia almeno un’ora prima, perché alcuni vengono sparati direttamente sull’acqua, ma si può salire anche sul Trabocchetto, un'altura sopra la città, ritrovo romantico degli innamorati.
Ma la vera fine delle vacanze era sancita l’ultimo sabato d’agosto dalla famosa Sagra Gastronomica di Pietraligure. Nelle piazze, sul lungomare e nei carrugi c’erano delle casette dove i vari ristoratori preparavano la loro specialità:  trenette al pesto, farinata, lumache, cozze, frittelle, frittura di pesce, ravioli con la borragine, insomma ogni ben di Dio, tutte le leccornie e i manicaretti possibili e immaginabili.
La mattina seguente caricata la Camilla e la famiglia si tornava con mestizia a casa a Milano per riprendere la solita routine autunnale.

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